C’è molta amarezza,ma non rassegnazione, per la decisione presa dal Presidente del Tribunale amministativo di Palermo,Maria Cristina Quiligotti, che, impugnando l’ ordinanza di Musumeci sullo sgombro e la chiusura dei numerosi hotspot presenti nell’Isola, ha voluto mettere un punto,voltando così le spalle alla richiesta di aiuto di un Presidente che, oramai da troppo tempo, si trova a dovere gestire una situazione che sembrerebbe essere di portata biblica.
La delusione del presidente Musumeci è tangibile perche non sembra essere credibile la totale mancanza di empatia di personalità che, con fare che si potrebbe definire “omertoso”, lasciano tutte le responsabilità solamente ad una persona, e per di più con un’emergenza di questa portata.
La decisione presa dal magistrato Quiligotti mette in luce una assoluta mancanza di competenza rispetto il provvedimento preso,poichè accogliere l’ordinanza del Presidente, avrebbe rappresentato un’opportunità per mettere in luce il malfunzionamento della macchina statale, considerato che non è possibile cercare di risolvere la questione immigrazione guardando solo la Sicilia come terra di accoglienza, e poi , per ultimo, come luogo di definitiva permanenza per migliaia di migranti.
Una riconsiderazione del provvedimento preso è d’obbligo,perchè, se non ci sarà un passo indietro sulla questione, i danni si protrarranno nel tempo, andando ancora di più a minare la delicata situazione di una polveriera pronta ad esplodere, se non già in parte esplosa.Inoltre, è doveroso dire che la mancata presa di coscienza da parte del governo di questa tragedia, che continua ad avere questo comportamento negletto, è una violazione dei diritti umani di persone che meritano una idonea collocazione. Infatti, non è concepibile tenere degli esseri umani stipati come delle bestie in spazi dove la capienza di persone è sicuramente molto più limitata.
Si dice che la speranza sia l’ultima a morire, ma speriamo di non morire prima che quest’ultima arrivi.
Miriam Millaci.

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