
Chi non ricorda la celebre canzone “Tu vuo’ fa’ l’americano”,del grande Renato Carosone che parlava di un giovane ragazzo che voleva vivere all’americana, ma non considerando che era ancora dipendente dai soldi di “mammà”.
Da sempre l’America ha rappresentato il sogno un po’ di tutti, l’idea di raggiungere questa terra così lontana, simbolo della ricchezza, è stata un chimera per molti diventata una realtà. Come non possiamo ricordare i migliaia di italiani che nei primi del novecento abbandonavano una vita di miseria e di stenti imbarcandosi in navi piene di centinaia di persone con un viaggio che poteva durare anche un mese con l’unica speranza di raggiungere la tanta sognata America e poi di cambiare vita. Non sono stati anni facili per noi italiani che abbiamo subito molte vessazioni e siamo stati anche oggetto di razzismo da parte degli americani che ci consideravano se pur non “neri”, ma sempre come un qualcosa di inferiore,ma nonostante ciò la caparbietà e il senso del sacrificio e soprattutto di rivalsa ha vinto gli innumerevoli pregiudizi, dando la possibilità a milioni di italiani di realizzare il “sogno americano”. Lo stesso grande Frank Sinatra fu il simbolo del riscatto, un giovane ragazzo, figlio di un emigrato italiano che diventa una leggenda in tutto il mondo. Ma ora la cronaca non sta dipingendo l’America come una terra in cui vivere un sogno, ma come una terra minacciosa in cui la continua superiorità americana è palesata anche da atteggiamenti profondamente razzisti. Risale a maggio il primo caso salito alla ribalta per l’uccisione di George Floyd, un padre e marito della città di Minneapolis, fermato dalla polizia, buttato per terra e poi schiacciato a terra da due agendi, causando una morte per asfissia. Solo un po’ di giorni fa’ è uscito allo scoperto un nuovo video che testimonia ancora una volta la brutalità della polizia americana, che senza avere un attimo di esitazione, ha incappucciato un giovane ragazzo afroamericano della città di Rochester, il suo nome Daniel Prude, tenendolo fermo per alcuni minuti e morendo così una settimana dopo per le conseguenze dovute all’asfissia riportate durante il fermo:la sua colpa? Avere dei disturbi mentali e per questo trovato a correre nudo per strada.
Per tanti anni c’è stata l’illusione che la discriminazione razziale contro le persone di colore fosse qualcosa da archiviare nei libri di storia e da fare studiare nelle scuole come testimonianza di sbagli commessi in un periodo storico che non esiste più,ma purtroppo i fatti come questi ci ricorda che siamo vittime di quei “corsi e ricorsi storici” di cui parlava il filosofo Giambattista Vico e che quindi la natura dell’uomo sarebbe sempre incline a ripetere gli stessi sbagli,questa potrebbe sembrare una verità provata nel tempo, ma accanto a questa verità c’è ne un altra, e cioè che quando più persone nel corso degli anni, sono stati testimoni di eventi drammatici che hanno segnato la vita di altre persone, si accende un processo chiamato “memoria” che non è semplicemente rievocare una data o un evento, ma prendersi la responsabilità che fatti così non si devono ripetere più, perché altrimenti sarebbe come uccidere ancora altre cento volte tutte quelle persone che hanno sofferto o che sono addirittura morte per un’ingiustizia subita. Oggi dobbiamo essere consapevoli di non volere essere più testimoni di storie come queste che ci fanno dimenticare di essere delle “persone umane”.

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