Oriana Fallaci, foto di GianAngelo Pistoia, via Wikimedia Commons, licenza CC BY-SA 4.0

Gli ultimi fatti eclatanti, l’uno del professore francese di storia e geografia Samuel Paty, e l’ultimo episodio della croce divelta a Londra da parte di un giovane extracomunitario magrebino, rivelano chiaramente un’incompatibilità tra quella che è la nostra volontà e il nostro impegno riguardo all’accoglienza, e invece, dall’altra parte, la violenza e il cieco fanatismo che c’è da parte di quest’ultime persone. È chiaro che c’è una forte distanza che pone la nostra cultura occidentale e religione con quella islamica che, estremista o no, dà dei precisi dettami su quello che è giusto fare se ti trovi di fronte a un “infedele”.

Adesso, i fatti ci confermano che, forse, non è sempre così facile riuscire a ottenere una mediazione tra le due religioni. La lunga e difficile sfida che in tutti questi secoli ha impegnato l’Occidente, compresi Chiesa e Papi in persona, per creare dei ponti di dialogo con il mondo orientale, e quindi, in particolare con quelli di religione musulmana, nel tempo non ha sempre dato i frutti sperati

Nel 2005, la giornalista e scrittrice, Oriana Fallaci, sul Corriere della Sera, pubblica un articolo intitolato:”Il nemico che trattiamo da amico”, in cui fa una attenta analisi riguardo la religione musulmana, mettendo a confronto la figura di spicco dell’Islam, Maometto, con quella di Gesù Cristo, riflettendo su come il contenuto del Corano sia incompatibilile con il messaggio dei nostri Vangeli.

Al di là di un confronto con la nostra religione, un fatto simile non ha neanche termini di paragone con le altre religioni, che non danno “moniti” come a quello a cui abbiamo tutti assisto. La foto del capo mozzato di Samuel e la frase che l’assassino ha pubblicato sul suo social twitter, dopo avere ucciso il professore, valgono più di mille disquisizioni e conversazioni sull’islam:”A Macron, capo degli infedeli, ho giustiziato uno dei tuoi cani dell’inferno”. Ecco cosa siamo noi occidentali per i “fedeli”dell’Islam: dei “cani” che devono completamente sottomettersi a quello che il Corano dice. Infatti, se si tenta di affermare la propria opinione all’interno di un dialogo sereno e civile, come aveva provato a fare il professore Paty nella sua classe, si può correre il rischio di venire condannati con una cieca sentenza, senza neanche avere l’opportunità di un reale confronto.

Affinché episodi come questi non si ripetano, è necessario un lavoro investigativo attento da parte delle autorità competenti, volto a identificare soggetti potenzialmente pericolosi che devono essere espulsi immediatamente, senza se e senza ma. Non si può mostrare indulgenza verso individui che si comportano come bombe ad orologeria, pronte a esplodere da un momento all’altro. L’Europa non deve più essere testimone di eventi simili, che ci costringono, amaramente, a prendere coscienza di quanto, di fronte a manifestazioni di odio e violenza, spesso ci troviamo impreparati e indifesi.

Ricordiamo che lo stesso Gesù ci ammoniva di essere “mansueti come colombe e astuti come serpenti”. Adattando questo insegnamento al contesto attuale, possiamo dire che Gesù ci invita a tenere gli occhi aperti di fronte a situazioni potenzialmente pericolose: l’astuzia, insieme alla mansuetudine, diventano così un dovere per ogni cristiano. Solo bilanciando queste due nature possiamo avere un comportamento davvero responsabile e consapevole.

Miriam Millaci

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