Un giorno, durante un’intervista, fu chiesto a Freud quale fosse la condizione necessaria affinché un individuo potesse raggiungere un proprio equilibrio. In quell’occasione, egli citò le due ormai celebri parole: Lieben und Arbeit, ovvero amore e lavoro.
Grazie ai suoi studi sulla psiche profonda, Freud aveva compreso che solo coltivando questi due aspetti si può garantire un equilibrio mentale. È proprio la loro mancanza, infatti, a causare il disequilibrio che si manifesta nei comportamenti negativi quotidiani.

Oggi, osservando la situazione italiana, sembrerebbe quasi impossibile tenere insieme questi due elementi. Pensando alla parola amore, inevitabilmente la associamo alla famiglia, ma per costruirne una serve un lavoro. Il risultato? Mancano le condizioni minime per la felicità.
L’Italia, da anni, è in balìa di persone prive di scrupoli che la stanno conducendo verso una fase terminale. La maggior parte della popolazione, soprattutto i giovani, non riesce a nutrire fiducia nelle proprie idee, né a vederle come base per un futuro possibile.

Già nel febbraio 2020, durante una visita a Foggia per discutere del “Piano per il Sud”, il ministro Giuseppe Provenzano aveva delineato un quadro preoccupante, legato all’emigrazione crescente dal Mezzogiorno. Questo fenomeno, sommato all’immigrazione, rappresenta una piaga che affligge l’Italia da tempo.
Si stima che gli iscritti all’AIRE siano 5,5 milioni, con un aumento del 76,6% rispetto al 2006. Il Sud, storicamente penalizzato rispetto al Nord, continua a pagare il prezzo più alto: la Sicilia registra il tasso più elevato di emigrazione (16,6%), seguita solo dalla Lombardia (9,5%). I numeri si riducono man mano che si risale verso il Nord.
È un fenomeno grave, in continua crescita, che non accenna a diminuire.

Negli ultimi anni, un numero sempre maggiore di giovani ha cercato fortuna nel Regno Unito — in particolare a Londra — attratti dall’illusione di una città in cui tutto sembrava possibile, come toccato da una bacchetta magica.
L’entusiasmo iniziale, però, ha spesso dovuto fare i conti con una realtà ben diversa: lavorare ogni giorno è faticoso ovunque. Alcuni giovani, con sacrificio, sono riusciti ad ambientarsi e, nonostante le difficoltà, oggi non tornerebbero indietro, consapevoli che in Italia li attenderebbe lo stesso senso di smarrimento. Altri, invece, sopraffatti dalla solitudine e dai ritmi frenetici di una metropoli come Londra, hanno scelto di tornare nel calore della famiglia.

Anche l’attuale governo non offre segnali rassicuranti in merito a un riassetto economico. Il tasso di disoccupazione resta tra i più alti d’Europa, e tra i giovani ha toccato il 30,3%.

La condizione umana non è mai stata stabile: fin dall’antichità, l’uomo ha viaggiato alla ricerca di luoghi più vivibili, spinto da esigenze di sopravvivenza. Oggi, il motivo principale è la ricerca di un impiego stabile. Se fossero solo la curiosità e lo spirito d’avventura a spingere i giovani a partire, non ci sarebbe da preoccuparsi. Ma la realtà è ben diversa: scelte politiche irresponsabili hanno costretto milioni di persone a un esilio spesso forzato.

Negli ultimi anni sono stati calpestati i “Principi fondamentali della Costituzione”, che garantiscono la possibilità per ogni cittadino di realizzarsi, contribuendo alla società sia sul piano materiale (attraverso il lavoro), sia su quello spirituale, attraverso l’affermazione del proprio valore umano.

La situazione attuale dimostra quanto sia stato dimenticato il passato faticoso che ci ha portati a conquistare una Repubblica democratica.
In un memorabile discorso del 26 gennaio 1955, tenuto alla Società Umanitaria di Milano, Piero Calamandrei — padre costituente — ricordava ai giovani che la Costituzione non è una “carta morta”. Come una macchina, ha bisogno di carburante: l’energia vitale di chi è consapevole che, dietro ogni articolo, ci sono le vite di centomila giovani caduti per affermare i valori di libertà, giustizia e uguaglianza.

Calamandrei metteva in guardia sulla facilità con cui si può perdere la libertà. Esortava i giovani a restare vigili, a non cedere all’indifferenza, e a non dare mai per scontati i diritti conquistati. Solo così non si arriverà un giorno, all’improvviso, a provare un senso di asfissia quando la libertà verrà meno.

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