“Essere donna è così affascinante. E’ un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai”.
Questa affermazione è della grande giornalista e scrittrice Oriana fallaci, che fu una tra quelle prime donne al mondo a diventare un’inviata di guerra. Una donna che ha vissuto il suo lavoro con grande senso di orgoglio ed onestà, essendo talvolta anche molto spietata nei suoi giudizi, non risparmiandosi, per questo, nemmeno critiche, ma sicuramente suscitando l’invidia di molti uomini.
Si parla sempre tanto di emancipazione femminile perché evidentemente, ancora oggi, la maggior parte delle donne non si sentono alla pari con gli uomini.

Per esempio,nel mondo del lavoro, dove la dimostrazione può essere una busta paga che risulta ancora più bassa rispetto a quella degli uomini. Uno dei punti su cui anche il nuovo Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, si è soffermato ritenendo che ancora oggi le donne sono vittime di un “gap salariale” che le rende per questo ,”inferiori”, rispetto agli uomini.

Si sa che oggi, a tutte le donne, viene data la possibilità di raggiungere delle posizioni nel mondo del lavoro che, una volta, erano solo accessibili e pensabili esclusivamente per gli uomini che erano considerati, come coloro i quali potevano avere quelle determinate capacità e caratteristiche per ricoprire determinati ruoli.

Se pensiamo alle nostre mille lire, ci viene subito alla mente Maria Montessori, che fu la prima donna medico in Italia. E si sa quanto fu difficile per lei, specialmente ai suoi inizi, fare cambiare mentalità a quel mondo accademico che considerava la presenza femminile come un qualcosa di sconveniente, in un mondo quasi pensato solo a misura d’uomo. Nel tempo, le sue capacità come medico progredirono, insieme ad una spiccata empatia, che la portarono a diventare uno dei punti di riferimento mondiali nel campo della pedagogia.

Come non menzionare Rita Levi Montalcini, una grande scienziata che portò lustro all’Italia vincendo addirittura un premio Nobel.

Gli esempi nel campo della letteratura, delle arti e della scienza sono notevoli, sia in Italia, che nel resto del mondo. Anche se, purtroppo, l’essere donna, il più delle volte, è quasi vissuto come una colpa. Infatti, ci sono tuttora parti del mondo, come l’India, dove nascere “femmina”rappresenta un grande problema per le famiglie: un vero dramma da rimediare solo con l’uccisione in grembo della nascitura, il più delle volte prima che queste innocenti creature possano venire alla luce.
Quello dell’emancipazione della donna è stato un lungo cammino, che non ha fatto sconti nemmeno alle stesse donne, le quali, nel corso degli anni, hanno dovuto combattere sempre con il doppio della fatica, spesso anche morendo, pur di potere gridare al mondo: “Guardate che anch’io ci sono”!
Sarebbe bello pensare che oggi la donna, si sia liberata da certi condizionamenti e stereotipi che, a distanza di secoli la rendono ancora colpevole di essere la discendente di quella famosa Eva e, in virtù di ciò,la sua persona è tuttora legata a vecchi epiteti. Infatti, non è strano notare che, ancora oggi, la prima parola usata per denigrare una donna è “bagascia” o “puttana”: perché se c’è qualcosa di mezzo, come un tradimento o una lite, queste due parole così “auliche”, sono le prime ad uscire dalla bocca di alcune categorie di uomini.

La storia ci insegna che un diritto,una volta guadagnato,si può anche perdere se, negli anni, non si coltivano quei valori essenziali che permettono di mantenere i risultati raggiunti. Questa verità è valida in ogni campo,ma ancora di più si evidenzia nei diritti delle donne, per i quali non passa giorno senza che si senta nei telegiornali,come è facile da parte di chiunque calpestare questi diritti: ambienti di lavoro, famiglia e contesti sociali in generale.
Ma se, da un parte, le donne hanno raggiunto una consapevolezza e un orgoglio per i traguardi raggiunti, non si può ignorare che, il più delle volte, sono proprio le stesse donne a dimenticare, quanta ancora molta strada ci sia da fare per mantenere ed conquistare, con sempre più coraggio, quei diritti che tutti considerano come dei traguardi raggiunti e ben consolidati.

Infatti, se pensiamo che oggi l’occidente possa avere raggiunto una certa emancipazione in tema di diritti, ci accorgiamo come, giorno dopo giorno, siano proprio alcune donne a diventare protagoniste di atteggiamenti superficiali e, il più delle volte, anche volgari, così da gettare alle ortiche, in poco tempo, tutti quei sacrifici di cui le nostre “ sorelle donne”si sono rese protagoniste nel corso di tanti secoli.
È notizia di qualche mese fa un intervista pubblicata al “Corriere della Sera”, in cui viene raccontata la storia di un ragazza, studente fuori sede della facoltà di economia. In questa intervista, la giovane raccontava con grande lucidità e consapevolezza come, durante i suoi anni di studio, si sia mantenuta, e si continui a mantenere, sfruttando piattaforme on line di incontri, concedendosi poi a uomini facoltosi. Questo lavoro le avrebbe garantito un introito tanto cospicuo da permetterle di avere un tenore di vita migliore rispetto a quello che si sarebbe potuta permettere.
Quando il giornalista le chiede se i suoi genitori fossero al corrente di qualcosa, lei, ovviamente, ribadisce che sarebbe inconcepibile per loro accettare, o perlomeno comprendere, una situazione del genere.

Di storie come queste ce ne saranno molte di più: questa ragazza ha avuto soltanto il coraggio di raccontarsi.
Internet, con i vari social, oggi rende possibile l’instaurarsi di questi incontri, dando anche la pericolosa illusione, visto il contesto virtuale in cui nascono, che anche il mestiere della prostituta si sia anch’esso in qualche modo evoluto, quasi fino ad acquisire una ritrovata dignità. È la stessa ragazza, infatti, a dichiarare di avere il completo controllo della situazione,affermando anche di potere smettere quando vuole.

Le modalità saranno anche cambiate, ma la sostanza, invece, non è cambiata affatto: è sempre la donna a dovere vendere corpo e anima alle volontà di gente libidinosa e, il più delle volte, anche fedigraga.
E se storie di donne costrette a vendere il proprio corpo ce le hanno raccontate giovani donne,magari immigrate, spinte da una condizione di indicenza ed emarginazione sociale a prostituirsi per strada, per la storia di questa ragazza non si può invocare un alibi altrettanto valido.

Questa giovane donna, da quello che viene fuori dal racconto, sembra che si senta sicura e padrona di sé e delle sue scelte. È lei ad affermare, infatti, come tra il “richiedente” e “l’offerente” ci possa essere un rapporto di parità, in quando la ragazza o ragazzo in questione, possiede la bellezza, e l’uomo o la donna, dall’altra parte, in quanto detentore del denaro. Ma cosa potrebbe accadere, quando un giorno, magari non molto lontano, sua figlio o figlia, le chiederà:”Mamma, raccontami un po’ del tuo tempo, quando eri all’università?”.

Ad una certa età sì hanno, spesso, altre priorità, e la scala dei valori può essere diversa rispetto a una donna più matura. Io non mi voglio mettere tra coloro che sono pronti a “scagliare la prima pietra”, perché anche io sono una donna. Tuttavia, mi auguro che questa donna, anche in quel possibile giorno lontano in cui riaffioreranno tutti i suoi ricordi, possa ritrovare quella stessa forza e quel coraggio che oggi sta avendo nel raccontare la sua storia.

Miriam Millaci

Lascia un commento

In voga