
Si può credere che nel 2021 sia ancora possibile parlare di povertà? Già, perché a ben pensarci è assurdo e anacronistico immaginare che, nonostante si sia ormai raggiunto il più alto livello di tecnologia: smartphone, tablet, fibra ottica, 5G, sieri miracolosi in tempi record, non si sia ancora in grado di sconfiggere una delle piaghe che continuano a dividere il mondo in due: da un lato, quello super progredito e ipernutrito; dall’altro, quello che ancora oggi fatica a soddisfare quei bisogni primari che tutte le altre nazioni hanno garantiti, o addirittura in eccesso.
Così la parola “povertà”, che oggi dovremmo conoscere solo perché presente nel vocabolario, continua invece a colpire come una scure quei paesi che ancora oggi sono considerati in via di sviluppo o addirittura sottosviluppati.
Le regioni dell’Africa subsahariana sono quelle che ancora oggi posseggono un Pil pro capite tra i più bassi del mondo. Alla fine del 2020, dieci di questi avevano un PIL di appena 1.181 dollari, a fronte di cifre, nei paesi più ricchi, superano i 90.000 dollari. Ancora oggi, sui libri di scuola, i bambini imparano l’esistenza di un “terzo mondo” o persino di un “quarto mondo”e questo vuol dire che, purtroppo, ci sono dei bambini più sfortunati di loro. Il 2020 ci da conferma che 5,7 milioni di bambini e bambine sotto i cinque anni continuano a essere privati dell’essenziale.
Può essere inoltre considerato, quasi come un “contrappasso”, constatare che queste stesse nazioni più progredite siano anche le prime a soffrire per di patologie, come diabete, ipercolesterolemia, infarto, ictus e, infine, obesità, non solo tra gli adulti, ma anche e anche tra i più piccoli, a causa dei danni riconducibili ad un’ipernutrizione. Nel frattempo dall’altra parte del mondo, siamo spettatori di immagini di corpi scheletrici e di madri disperate, impazzite al pensiero, di non potere garantire il necessario ai propri figli.
Da tempo ormai è evidente che questo pianeta, sfruttato e maltrattato per anni, non gode più di buona salute. Questo sta spingendo l’uomo a cercare nuovi mondi. Già nel 2024, si ipotizza che sarà possibile portare il primo uomo sul pianeta rosso! Così, mentre da un lato ci prepariamo a colonizzare Marte, dall’altro la nostra società, così “progredita e civilizzata”, continua a ignorare volutamente i bisogni di una fetta enorme della popolazione che ancora vive su questo “dannato pianeta.”
“I dati del 2020 ci dicono che più di un terzo del cibo prodotto viene sprecato, pari a 1,3 miliardi di tonnellate. In testa, con il 45%, troviamo frutta e ortaggi, seguiti dal pesce e dai frutti di mare (35%), dai cereali (30%), dai latticini (20%) e, infine, dalla carne e dal pollame (20%).
I peggiori in classifica sono l’Asia centrale e meridionale, con percentuali rispettivamente del 20% e del 21%. A metà troviamo Europa e Nord America, con il 16%, mentre i più virtuosi sono Nuova Zelanda e Australia, con una perdita compresa tra il 5% e il 6%.”
Non è difficile capire che sommando questi numeri così esorbitanti potrebbe già essere possibile trasformare questo cibo inutilizzato ed in avanzo, in una risorsa preziosa per coloro il cui cibo diventa un vero e proprio miraggio.
Anche lo spreco dell’acqua è un’altra tematica su cui porre l’attenzione. Infatti le cattive abitudini, come per esempio lasciare il rubinetto aperto mentre magari ci si lava i denti, oppure tirare lo sciaquone più volte al giorno, portano ad uno spreco di acqua a persona pari a 150 litri di acqua al giorno.Se per adesso facciamo finta di ignorare questo problema, è solo in fin dei conti un prenderci in giro noi stessi. Se i comportamenti rimarranno ancora gli stessi le previsioni non sono poi così incoraggianti,infatti si stima che nel 2050 ci sarà sempre più un aumento della siccità con una diminuizione delle pioggie del 20%.
Il clima sempre più imprevedibile è anche la principale causa delle calamità naturali che coinvolgono in maniera diretta, diverse parti del mondo causando anche molte vittime. Le molte onlus e le organizzazioni di attivisti presenti nel mondo, sono gli stessi a ribadire che solo attraverso uno sforzo collettivo da parte di tutte le grandi realtà, in particolare per quanto riguarda le multinazionali ed i governi che dovrebbero essere i primi a dare il loro contributo per combattere e debellare una volta per tutte questa grande ingiustizia che ancora adesso è responsabile delle enormi disparità che ci sono in differenti parti del mondo.
Nel 2015 la comunità mondiale ha sviluppato 17 obbiettivi di sviluppo sostenibile per migliorare la qualità della vita delle persone più svantaggiate entro il 2030,un obbiettivo di per sé filantropico, sempre se i protagonisti, cioè tutti noi, siamo pronti ad accogliere con serietà questo allarme che ormai da troppo tempo ci viene lanciato.
Così anche l’Italia seguendo anche l’agenda europea del “Green deal”, che si dovrebbe impegnare entro il 2050 nell’ottenere zero emissioni inquinanti in tutta Europa, sta pensando a questa “transizione ecologica”,un argomento che sicuramente merita la nostra attenzione.Con l’insediamento del nuovo Presidente del consiglio dei ministri Mario Draghi, abbiamo anche assistito alla nascita di un nuovo ministero chiamato della “transizione ecologia”(Mite) con la nomina come ministro di Roberto Cingolani, fisico e già direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia a Genova dal 2005 fino al 2019 con l’ultimo incarico prestigioso ricoperto in Leonardo e cioè quello di Chief technology e innovation officer.
Prendere più consapevolezza di vivere in un mondo più ecosostenibile ci fa sempre più prendere consapevolezza di questo argomento sempre così dibattuto, ma che alcune volte rimane vago su tutti quei comportamenti o fattori che contribuiscono a questo. Il più delle volte alla parola inquinamento vengono collegati soltanto le milioni di auto in giro, le fabbriche e la numerosa plastica dispersa nei mari, ignorando che anche gli allevamenti intensivi sono responsabili del 17% delle emissioni di gas serra dell’Ue più di automobili e furgoni messi insieme! La continua richiesta di mangimi per gli animali da allevamento sta facendo si che sempre più terre devono essere disponibili per soddisfare tale domanda e quindi la deforestazione nel tempo ormai è diventata una pratica più che consolidata e tuttora molto poco attenzionata.
Gli allevamenti intensivi, sono anche un altro tema che non si può far a meno di pensare, anche per le pessime condizioni in cui questi animali spesso sono costretti a vivere.
Un video che è uscito fuori, come risultato di un’ inchiesta da parte dell’associazione “Essere animali” che si occupa di diritti degli animali, ha messo in luce gli standard di non vita in una filiera di un allevamento di mucche nella provincia di Bergamo, una di quelle dove si produce il famoso formaggio”Grana padana doc”. Nel filmato le immagini si commentano da sé, vitelli strappati alle madri, spesso subito dopo che nascono, seviziati e tenuti in spazi angusti, senza il minimo rispetto per i loro diritti
“La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali”
Fu Gandhi ad affermare questa frase,infatti già lui aveva sperimentato un tipo di disciplina religiosa e filosofica basata sull’ “ahimsa” ciò la pratica della non violenza su ogni essere animato e quindi anche come conseguenza quello di astenersi dal consumo della carne, atteggiamenti che considerava molto importante per ristabilire un’armonia anche tra noi umani.
Oramai è già risaputo che la produzione odierna di carne non è più sostenibile ed eticamente accettabile riguardo ad animali, a cui è stata tolta ogni forma di rispetto e anche di sacralità per creature che seppur con caratteristiche diverse, si trovano ad avere diverse affinità anche con noi umani. Già per esempio è noto che molti animali sono capaci di provare delle emozioni proprio come noi umani. La scelta consapevole di fare parte di questa grande catena di morte e sofferenza è un tacito consenso che non si deve e si può più accettare.
Ritornare ad un mondo migliore è necessario e auspicabile per migliorare la qualità della vita di sempre un maggior numero di persone e per riacquistare consapevolezza che non ci può essere una società migliore senza che ognuno di noi è pronto a fare la propria parte.

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