Foto su gentile concessione di Hosny Salah

La mattina del 7 ottobre 2023, le sirene dei raid aerei annunciano che qualcosa di terribilmente insolito stava accadendo.

Infatti, quello stesso giorno, il gruppo terroristico Hamas annuncia l’operazione “Al-Aqsa Flood”, lanciando oltre 5.000 razzi in direzione di Israele. Alcuni membri, a bordo di motociclette, riescono a raggiungere i kibbutz, uccidendo circa 1.200 abitanti, perlopiù civili, e prendendo in ostaggio altre 251 persone, tra civili israeliani e stranieri(tuttavia, questi stessi dati sono stati successivamente rivisti, riducendo il numero delle vittime di alcune centinaia).

Allo stesso tempo, i media internazionali portano alla ribalta la notizia che dei miliziani, appartenenti allo stesso gruppo terroristico, raggiungono dei giovani riuniti per un festival musicale, a 5 km dal confine di Gaza. Anche qui, il bilancio è drammatico, le vittime riportate sono 364.

La sicurezza militare di Israele, con la sua “Recinzione Intelligente”, fino a quel giorno era considerata la più sicura al mondo, un vero capolavoro di tecnologia, di cui gli stessi israeliani erano i primi a essere orgogliosi. Nonostante ciò, l’incombente pericolo di quella mattina non viene intercettato, e il motivo rimane ancora un mistero.

La risposta di Israele non tarda ad arrivare ed è la più spietata che ci si potesse aspettare. Con i suoi raid aerei, Israele inizia a distruggere tutti i centri nevralgici di Gaza: complessi residenziali, tunnel con possibili collegamenti con gli infiltrati di Hamas e l’Al-Watan, un edificio commerciale di quattordici piani che ospitava centinaia di uffici e negozi. Finora ci sono stati più di 40.000 morti, tra cui 26.000 bambini uccisi, ma purtroppo il numero delle vittime è in continuo aggiornamento.

I raid aerei sono ormai una presenza costante, che non risparmia mai vite innocenti. Nella città di Beit Lahia, nel nord di Gaza, un bombardamento avvenuto lo scorso ottobre ha provocato un tragico bilancio di 93 morti, compresi 25 bambini. A novembre, Israele ha violato la tregua precedentemente concordata per la campagna di vaccinazione contro la poliomielite, lanciando una granata, che ha ferito almeno quattro bambini nella città di Gaza. Venerdì scorso, nel campo profughi di Nuseirat, un attacco aereo ha ucciso 33 persone.

Purtroppo, bollettini come questi sono ormai all’ordine del giorno

Sempre nel mese di novembre, è stata l’Unicef a confermare che, in sole quarantotto ore, 50 bambini erano rimasti uccisi nel campo profughi di Jabalia.

Gaza, ora, si presenta come una città fantasma, dove tutte le strutture principali, quelle essenziali per una comunità, sono state quasi tutte rase al suolo. Il novanta per cento degli edifici scolastici è stato distrutto e il settanta per cento delle abitazioni civili sono state gravemente danneggiate o completamente distrutte. Il nord della Striscia di Gaza è già a rischio carestia, e i bambini in stato di malnutrizione, visto che, anche gli aiuti umanitari sono stati ripetutamente boicottati da Israele.

Finora, l’unico Stato ad opporsi con indignazione al genocidio è stato il Sudafrica, che il 23 dicembre 2023 ha presentato un’istanza presso la Corte internazionale di giustizia per avviare un procedimento contro Israele, accusandolo di aver violato la Convenzione sulla “Prevenzione e punizione del crimine di genocidio”, adottata il 9 dicembre 1948. L’articolo 3 della Convenzione elenca cinque punti fondamentali, tutti ignorati e violati da Israele. Alla luce di ciò, la richiesta avanzata dal Sudafrica appare più che legittima, considerando che entrambi gli Stati sono membri della Convenzione.

I giornali e i media occidentali negano la possibilità di mostrare, nella realtà, il continuo massacro di adulti e bambini innocenti. I filmati e le fotografie pubblicate da Eye on Palestine, un account seguito da più di tre milioni di persone, documentano quotidianamente le violazioni dei diritti umani compiute dallo Stato di Israele nei confronti della popolazione palestinese.

Dallo stesso canale emergono immagini strazianti di corpi assassinati, abbandonati sulle strade che diventano cibo per cani randagi e affamati. Nessun essere umano dovrebbe assistere a scene simili che riguardano un suo stesso simile.

Giorno dopo giorno, emergono storie strazianti di genitori costretti a mandare a dormire i propri figli senza aver potuto dare loro nulla da mangiare. I bambini di Gaza stanno scomparendo e uno Stato senza bambini nega la speranza di un nuovo rinascimento per la Palestina.

Nel frattempo, il 21 novembre la Corte penale internazionale ha emesso dei mandati di arresto per l’attuale presidente israeliano, Benjamin Netanyahu, e per l’ex ministro della Difesa, Yoav Gallant. Entrambi sono accusati di crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

Esiste ancora una qualche speranza di un possibile ravvedimento? È difficile rispondere. Stiamo assistendo al lento declino di un’Europa vittima di un torpore sempre più autodistruttivo, che si sta rendendo complice,se non lo è già, per non assumere una posizione coraggiosa e autoritaria, finalizzata a bloccare qualsiasi forma di finanziamento e sostegno economico, che potrebbe rendere Israele meno fiduciosa nel continuare questa strage.

Ogni giorno che non si alza la voce, si corre il rischio di essere ricordati dalle generazioni future come coloro che hanno permesso che tutto questo accadesse. E, se così fosse, spero che, per quel giorno, il buon Dio possa ancora avere misericordia di noi.

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