
Roma è conosciuta da oltre duemila anni con due appellativi che ne celebrano la grandezza: “Caput Mundi” e “Città Eterna”.
Il primo risale al poeta latino Marco Anneo Lucano, vissuto nel I secolo, che nella sua opera “Pharsalia” scrive: “Ipsa, caput mundi, bellorum maxima merces, Roma capi facilis…”
(“La stessa Roma, capitale del mondo, la più grande preda di guerra, facile da conquistare…”).
Il secondo è attribuito ad Albio Tibullo, che in una sua elegia scrive: “Romulus Aeternae nondum formaverat Urbis moenia”.
(“Romolo non aveva ancora innalzato le mura dell’Urbe Eterna”).
Fin dalla sua nascita, Roma è immersa nella leggenda.
Si racconta che i gemelli Romolo e Remo, figli del dio Marte e della vestale Rea Silvia, furono abbandonati in una cesta sul Tevere, poi trovati e allattati da una lupa.
Secondo la tradizione, il 21 aprile del 753 a.C., Romolo, dopo aver ucciso il fratello, tracciò il “pomerio”, il confine sacro, sul colle Palatino. Così nacque Roma. E da lì, tutto il resto è storia.
La sua fama ha attraversato i secoli, rimanendo intatta fino ai giorni nostri. Le meraviglie architettoniche e artistiche l’hanno resa immortale.
Negli anni ’50 e ’60, Roma diventa il palcoscenico de “La Dolce Vita” di Federico Fellini, incarnando un sogno di bellezza e spensieratezza. Da quel momento, le star americane iniziano a desiderare quella Roma seducente e leggera, che sembrava vivere fuori dal tempo.
Eppure, oggi Roma è cambiata. E sono proprio i romani a dirlo.
Già cinquant’anni fa, Anna Magnani, in un’intervista, confessava di non riconoscere più la sua città. Solo in certe sere d’estate, come a Ferragosto, quando Roma si svuotava, riusciva a ritrovare l’anima della sua amata città.
Anche oggi, il cambiamento è tangibile.
Un’amica che abita da sempre a Trastevere mi ha raccontato di come il suo quartiere sia cambiato e purtroppo in peggio.
Ha pensato spesso di andarsene, anche se le dispiacerebbe lasciare i ricordi di una vita.
Tempo fa viveva in una casa in affitto molto accogliente, ma la proprietaria, con una scusa, l’ha fatta andare via. Poco dopo ha scoperto che l’appartamento era già pronto per essere trasformato in uno dei tanti bed and breakfast che affollano la capitale.
Il dataset del Comune di Roma ci offre una panoramica aggiornata per il 2025, confermando che nella capitale sono presenti oltre 19.000 strutture ricettive registrate, di cui il 90% sono extralberghiere, tra cui: bed & breakfast, case vacanza, affittacamere e locazioni turistiche.
L’esigenza di dover accogliere tutti ha portato chi lavora nel turismo a smarrire il senso della qualità. Spesso è il turista ignaro a pagare prezzi esorbitanti per servizi mediocri.
Soggiornare a Roma è diventato un privilegio per pochi. Gli stessi italiani faticano a permetterselo, perché, oltre alle spese per l’alloggio, bisogna considerare anche l’assurda “tassa di soggiorno”: un balzello che colpisce chiunque non sia residente nella città, come se visitare la propria capitale fosse un lusso da tassare.
Molti sostengono, anche, che i romani si siano un po’ incattiviti, perdendo nel tempo quella proverbiale cordialità . L’overtourism ha sicuramente contribuito a questo peggioramento.
Roma, ogni anno, attrae una media di 20 – 25 milioni di turisti. Quest’anno, in occasione del Giubileo, la capitale si conferma “capitale mondiale del turismo”, con un afflusso previsto di circa 35 milioni di persone, tra turisti, pellegrini e visitatori, provenienti da ogni parte del mondo.
Ma dietro questi numeri, c’è la quotidianità di chi Roma la vive tutto l’anno.
Dopotutto, chi non soffrirebbe se la propria casa venisse invasa ogni giorno da un flusso continuo di persone, spesso arroganti, che impongono ritmi e comportamenti estranei alla vita locale?
Vedere così tanta gente accalcata, come api in un alveare, può generare insofferenza anche in chi, spinto da autentico interesse, desidera godere delle bellezze della Città Eterna.
Selfie e foto nei luoghi più iconici sono diventati tappe obbligate, da fare a ogni costo.
Così può capitare persino di vedere un giovane turista scavalcare il cancello del Cannone del Gianicolo per farsi una foto, venendo poi rimproverato da un militare pronto a riproporre il rito centenario.
Da episodi come questi, uno sguardo attento e critico, può facilmente distinguere due categorie di turisti.
Da un lato, quelli più maturi, che hanno studiato e conoscono Roma, e la vivono con rispetto e moderazione.
Dall’altro, i giovani più superficiali e goderecci: turisti distratti, che trattano Roma come una seducente prostituta da cui trarre piacere, per poi abbandonarla senza lasciare nulla in cambio.
E mentre la città continua a correre, a volte anche la vita si ferma.
È notizia di questi giorni la morte di una guida turistica di 56 anni. La donna stava svolgendo il suo lavoro all’interno del Parco Archeologico del Colosseo, quando, colta da un malore, si è accasciata a terra e non si è più ripresa.
Il tragico episodio è avvenuto sotto una Roma infuocata: una ragione che dovrebbe seriamente far riflettere sulle condizioni di lavoro di tutti coloro che lavorano in questo settore.
Dopo l’accaduto, il Colosseo è rimasto aperto. Molti hanno criticato la scelta, ma d’altronde questo è il compromesso da accettare in una città che ha deciso di non potersi fermare mai.
Miriam Millaci

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